Se da un lato, premendo sulla crescente ed indotta necessità di sicurezza, il controllo sulle nostre vite è sempre più spudortato, dall’altro è in atto una campagna di proporzioni globali per far si che la popolazione ignara non solo accetti che le proprie informazioni siano di pubblico dominio, ma trovi piacere nell’auto schedarsi.
Una volta consci del modus operandi degli occulti detentori del potere e sapendo che nessuno con un minimo di buonsenso accetterebbe di trascrivere i propri dati in un database senza l’aver commesso alcun reato, risulta chiaro che la miglior soluzione sia abituare la gente all’idea di avere un indirizzo web in cui trascrivere non solo le proprie informazioni, ma anche i propri gusti, le proprie esperienze e conoscenze.
Basti pensare che le nuove generazioni cresceranno in un mondo in cui i social network non saranno valutati come la novità del momento, bensì come la normalità.
Siti come facebook (per la vita privata) e linkedin (per il settore lavorativo) avranno sempre un maggior peso nella vita di ognuno, finchè quando sarà ritenuto opportuno diventeranno una presenza obbligatoria a cui nessuno potrà sottrarsi, un po’ come non ci si può sottrarre dall’avere dei documenti.
La cosa davvero triste è che quando tutto questo accadrà, in pochi opporranno resistenza, poichè la gran parte della popolazione sarà assuefatta all’utilizzo di tali procedure, e il fatto che siano o meno obbligatorie non avrà alcuna rilevanza.
La stessa tecnica è gia in atto per quanto riguarda l’utilizzo dei telefoni cellulari. Basta fermarsi a riflettere soltanto per qualche istante per rendersi conto che oramai ognuno è dotato di un proprio codice telefonico, collegato ad un apparecchio perennemente rintracciabile.
La stessa google ha da qualche tempo messo a disposizione un servizio per rendere i cellulari di chi “lo desidera” rintracciabili dai propri familiari via web. E’ la stessa identica procedura sopra descritta: rendere provvisoriamente un piacere quello che in futuro sarà un obbligo.
Bisogna sottolineare che questo scenario paradossale non dista anni luce dalla situazione attuale: le “autorità” sono già “legalmente” in grado di rintracciare qualsiasi dispositivo telefonico ovunque si trovi.
Se oggi si tratta ancora di una scelta, si può affermare con certezza che negli anni a venire tutto ciò sarà fatto d’obbligo. Non solo, con tutta probabilità le proprie informazioni e i propri spostamenti convoglieranno in un microchip sottocutaneo, che non svolgerà una funzione poi tanto diversa da un attuale telefono cellulare.
Microchip di questo stampo sono gia pubblicizzati da case produttrici quali la IBM e, di nuovo, sono presentati alla popolazione come oggetti di grande utilità sia per contenere informazioni riguardo la propria salute, sia per evitare inutili code al supermercato, in quanto dotati di informazioni riguardanti il proprio credito che verrebbe letto e detratto autonomamente da distopici scanner all’uscita del supermercato stesso. E’ dunque questo il futuro che ci aspetta? Microchip che svolgeranno la funzione di documenti, carte di credito e localizzatori?
Inoltre è utile sottolineare che la stragrande maggioranza delle caselle email appartengono a multinazionali quali Google e Yahoo che tecnicamente hanno facoltà di visionarne il contenuto. Non solo: nello spedire una email, vengono lasciate copie della stessa in numerosi server che possono essere intercettate da chiunque sia intenzionato a farlo.
Il consiglio è di utilizzare programmi in grado di criptare la vostra posta, di utilizzare servizi (autistici/inventati) che fanno della privacy il proprio cavallo di battaglia, lasciarsi alle spalle la telefonia mobile ed evitare di rendere di pubblico dominio le proprie informazioni così come di restare intrappolati nella gabbia dei social network invadendo la privacy altrui.
Perchè se per oggi è ancora una scelta domani sarà un obbligo, e soltanto il prenderne coscienza potrà impedirne la realizzazione.